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La promettente adolescenza
Ippolita nasce il 18 marzo o aprile
Sua madre è Bianca Maria Visconti, suo padre il celebre condottiero
Francesco Sforza, al tempo impegnato a combattere nell’Italia centrale, ma che
cinque anni dopo diventerà signore di Milano per acclamazione popolare,
capostipite della dinastia che governerà Milano con alterne vicende fino ai
primi decenni del Cinquecento.
Fra i suoi insegnanti c’è il grecista Costantino Lascaris, fuggito da
Costantinopoli occupata dai Turchi e giunto nel ducato milanese perché chiamato
da Francesco Sforza, il quale gli dà l’incarico di insegnare giusto il greco
a Ippolita, appassionata per le lingue antiche. Per la fanciulla il Lascaris
scrive una grammatica greca, che diventerà in seguito il primo libro a stampa a
caratteri greci. Anche Baldo Martorelli, umanista marchigiano che a corte era
precettore pure di Galeazzo Maria, destinato a diventare duca di Milano, le
dedica un libro, la Grammatica ad uso di Ippolita Maria Sforza, oggi fra
i codici conservati a Milano alla Biblioteca Trivulziana, composta nel 1454 e
che alla fine reca l’iscrizione: «Baldus Martorellus Piceni has regulas
composuit pro illustri Comite Galeaz et inclita domina Hippolita sorore ejus qui
non recusat ut quantum de hoc libello tantum de sui parvi nominis fama
detrahatur».
Ma la ragazza eccelle anche nella danza, arte squisitamente cortigiana
per la quale meriterà in seguito l’appellativo di “dea”. La prima stesura
del Libro dell’arte del danzare di Antonio Cornazzano, il teorico della
danza piacentino, risalente al 1455 o al 1465 (le fonti sono discordanti) venne dedicata proprio ad Ippolita.
Nel 1459 papa Pio II indìce a Mantova un Concilio per organizzare una
crociata contro i Turchi. Francesco Sforza partecipa inviando la moglie Bianca
Maria con alcuni figli: l’intento è anche quello di ottenere il permesso
papale per la costruzione a Milano dell’Ospedale Maggiore, già in corso ad
opera del Filerete, e per l’istituzione della Festa del Perdono, da ripetersi
ogni anno il 25 marzo, festività dell’Annunciazione. Al Concilio di Mantova,
Bianca Maria Visconti giunge con i figli Ippolita, Filippo, Sforza, Ludovico e
Ascanio: Ippolita, accompagnata dal precettore Martorelli, ha 14 anni, il
piccolo Ascanio solo 4. Il quadretto della madre circondata dai figlioli sul
sagrato del Duomo mantovano deve aver colpito profondamente il pontefice, se nei
suoi Commentarii Pio II descrive i
bambini «non altrimenti che angeli
mandati dal cielo». Il pontefice, che è il dotto umanista senese Enea
Silvio Piccolomini, viene sorpreso dall’orazione in latino che la giovanissima
Ippolita ha composto e che pronuncia al suo cospetto in quell’occasione: «eleganter ut omnes qui aderant in admirationem adduxerit»
[1].
Matrimonio ed eclissi
La
ragazza aveva grazia naturale e un portamento elegante. Promessa sposa già dal
1455 ad Alfonso d’Aragona, principe di Calabria ed erede al trono di Napoli,
nel 1465 parte alla testa di un fastoso corteo per raggiungere il marito nel regno. Durante il lungo viaggio che da Milano la conduce a Napoli, nel quale è
accompagnata ancora una volta da Baldo Martorelli e da Costantino Lascaris, la
ragazza fa molte soste e, probabilmente consigliata dagli insigni precettori,
acquista libri antichi, che colleziona con passione (ci è giunta notizia di un
Tolomeo acquistato per quaranta ducati a Firenze). Il suo ingresso nella città
partenopea è accompagnato da un’eclissi solare, il che non venne considerato
di buon auspicio dai numerosi presenti. Tuttavia, i festeggiamenti per quelle
nozze sono eccezionali e re Ferdinando d’Aragona si dimostra affascinato dalla
giovane nuora; puntuali resoconti epistolari ci confermano che la Sforza «polita
e bella» aveva «facto
duy balli novi sopra dui canzoni francesi de sua fantasia, che la Maestà del re
non have altro piacere, né altro paradiso non pare che trove, se non quando la
vede danzare et anche cantare»
[2].
In
famiglia Ippolita diventa per tutti la Principessa.
Tre anni più tardi torna a Milano in compagnia del consorte; gli
oratori mantovani narrano che il suo soggiorno in questa occasione viene turbato
da frequenti battibecchi col fratello Galeazzo Maria, ormai diventato
duca: le battute del fratello rivelano però ammirazione di fronte al fascino
pienamente sbocciato di Ippolita, i cui abiti «alla napoletana» e le raffinate
acconciature sono imitati da tutte le dame di corte
[3].
Già a Milano Ippolita aveva posseduto uno “studiolo” stracolmo di
libri: a Napoli, a Castel Capuano, sua residenza, crea la Galeazza, biblioteca personale in cui trascorre molto tempo.
L’amicizia che per tutta la vita la legherà al Magnifico è cementata anche
dal comune amore per i classici.
Una “sotterranea”
attività diplomatica?
Ci sono rimaste varie lettere autografe di Ippolita, scritte nella
grafia bella e regolare di chi ha consuetudine con lo studio.
Nel 1475 parla con il fratello duca di Milano della duplice,
contemporanea malattia che ha colto re Ferrante e suo marito Alfonso nel 1475, ed interviene presso di lui a favore
di persone della sua corte. Sappiamo che nel 1477 il Consiglio Segreto del Castello decide all’unanimità di
scrivere alla Duchessa di Calabria perché si adoperi a trovare finalmente una
buona moglie per Filippo Sforza, suo fratello, di 4 anni più giovane di lei; e
ancora, in una lettera ducale dell’agosto 1480, agli oratori presso la corte
di Napoli si raccomanda d’insistere perché Ippolita favorisca il matrimonio
tra Filippo e la sorella minore del principe di Salerno, Giovanna Sanseverino.
Tutte pratiche destinate a rimanere senza esito.
Ippolita del resto non rinuncia ad interessarsi alla politica del tempo:
il fratello Ludovico il Moro le “affida”, nominalmente se non proprio in
pratica, il Ducato di Bari, che gli era stato assegnato dopo la morte di un
altro fratello, Sforza Maria. Nel 1480, quando Otranto cade in mano ai Turchi,
Ippolita scrive ai suoi parenti milanesi descrivendo dettagliatamente
l’intervento delle truppe aragonesi, comandate da suo marito Alfonso, nel
recupero della città, e parla con cognizione di causa della morte del sultano
Maometto II, consapevole degli effetti politici che essa ha avuto
nell’andamento del conflitto.
L’anno precedente il suo intervento “diplomatico” con l’amico
personale Lorenzo il Magnifico era stato prezioso durante le trattative
intercorse tra questi e il re per concludere una pace tra Firenze e Napoli.
Ciononostante, la figura di Ippolita Sforza rimane in ombra dal punto di
vista storiografico: a tutt’oggi non esiste né una biografia a lei dedicata
espressamente né studi approfonditi attorno alla sua figura.
2
I brani delle lettere sono tratti da AsMi,
Fondo Visconteo Sforzesco; Potenze estere (Napoli); A
3
Carteggio
degli oratori mantovani, a cura di
Nadia Covini, vol.VIII.
Le
informazioni biografiche sono tratte da:
Gregory
Lubkin, A
Renaissance Court – Milan under Galeazzo Maria Sforza, University
of California Press, Berkeley/Los Angeles/London 1994.
Caterina
Santoro, Gli
Sforza e Gli Offici del Comune di Milano e del Ducato
visconteo-sforzesco, vol. 2, Milano 1968.
Marcello
Simonetta, Rinascimento
segreto – Il mondo del segretario da Petrarca a Machiavelli,
Milano 2004.
Lila
Jahn, Bianca Maria duchessa
di Milano, Milano 1941.
© 2006 Laura Malinverni