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di NINO LAVERMICOCCA

Il monastero di Backovo.

 

Strano destino quello dell’ultimo re della Bulgaria, Simeone, tornato nella sua capitale, Sofia, dopo un cinquantennio, ma nelle vesti di Primo Ministro della Repubblica, eletto in democratiche elezioni. Ha sangue in parte italiano l’ormai anziano Simeone, figlio di Boris III di Bulgaria e di Giovanna di Savoia, a sua volta figlia di Vittorio Emanuele III. Bambino, andò in esilio dopo il referendum dell’8 settembre 1946 e dopo la tragica morte del padre, probabilmente avvelenato dalla Gestapo per la sua riluttanza ad allearsi con la Germania nazista nel 1943. A lui il compito oggi di ricostituire, entro il quadro istituzionale vigente, quella identità etnica tanto faticosamente cercata dai Bulgari nel corso delle secolari vicende della loro storia. Una storia remota e particolare come la singolarità del gruppo sociale rappresentato all’interno del mondo slavo.

Tribù provenienti dalle steppe orientali, Turchi per etnia, i Bulgari arrivarono in Tracia nel 493, spingendo con le invasioni successive del 529-533 gli Slavi ad Occidente, anche in Puglia, nella zona di Siponto, dove se ne insediarono diverse colonie, governate da “Zupani” (Capi clan), che si fregiavano pomposamente del titolo di “Rex”. Divisi in gruppi, molti Bulgari seguirono i Longobardi nella loro calata in Italia nel 568. Superstiti taluni relitti toponomastici che li ricordano.

In Tracia invece occuparono o distrussero le vecchie città romane di Serdica (oggi la capitale, Sofia), Filippopoli (Plovdiv), Adrianopoli (oggi Edirne in Turchia), insediandosi nei pressi. La loro religione era all'inizio sincretistica: un misto di Islam, Cristianesimo, Zoroastrismo, con il culto diffuso delle “pietre sacre” (la roccia con la celebre scultura del Cavaliere a Madara) e di “Perun” o “Perkunas”, dio del tuono, degli alberi e delle foreste.

Madara: la roccia con la scultura del Cavaliere.

  

L’impatto con l’Impero Bizantino, l’ingombrante vicino della frontiera, fu sulle prime pacifico, con i trattati stilati dai “Khan” Asparuck, nel 680; Tervel, nel 705; e Krum nell’802-3. Ma ben presto i rapporti  si guastarono e nell’807 scoppiò la prima di una lunga serie di guerre fra l’imperatore Niceforo I e il Khan Krum. I Bizantini distrussero la vecchia e nuova capitale dei Bulgari: Serdica (Sofia) e Pliska. Un trattato di pace fu firmato fra Leone VI e Omurtag nell’815-16.

Ma l’attrazione fatale dei Bulgari verso lo splendore di Costantinopoli cominciava a sortire i suoi effetti, anche con la loro conversione all’Ortodossia, in seguito alle celebri missioni panslave dei santi Cirillo e Metodio, fra 856 e 862, nonostante i falliti tentativi di persuasione di papa Nicolò I. Chiese bizantine e monasteri furono costruiti un po’ ovunque e venne creato il Patriarcato autocefalo di Ochrida, anche per merito e attività dei discepoli di Cirillo e Metodio, i santi Clemente e Naum di Ochrida. La seconda capitale del Regno era istituita a Preslav, dove sorsero la chiesa palatina e la Reggia dei Khan. Fortissimo l’interesse degli studiosi bulgari proprio per gli scavi e le ricerche delle loro antiche capitali nazionali (Dujcev, Angelov, Besevliev, ecc.).

Ma l’amore-odio per la rivale Costantinopoli esplose in una nuova guerra proprio con il grande Khan Simeone (893-927), detto il “mezzogreco” per la sua simpatia e cultura bizantina, per un futile motivo: il trasferimento del Mercato bulgaro (“Mitaton”, area riservata ai commercianti bulgari nella Capitale) da Costantinopoli a Salonicco. La pace fu raggiunta nuovamente nel 912 insieme al reciproco rilascio dei prigionieri. Lo stesso Simeone venne incoronato “Re” (Basileus) a Preslav nel 927, assumendo il titolo di Zar.

L'imperatore bizantino Basilio II.

  

Purtroppo la pace non durò a lungo per l’incapacità di assuefazione e simbiosi fra il vecchio ellenismo bizantino e il mondo “barbarico”, motivo questo non ultimo del disfacimento, più tardi, dello stesso Impero greco medievale. Due ferocissime campagne di guerra furono condotte da Giovanni Tzimisce contro i Bulgari guidati dallo Zar Boris II nel 972 e soprattutto dall’imperatore Basilio II contro lo Zar Samuele nel 1016. La brutalità selvaggia di Basilio II raggiunse il culmine più atroce nell’ordine dato di accecare 99 soldati su 100 (ed il risparmiato con un solo occhio perché fosse di guida agli altri sventurati) fra i Bulgari fatti prigionieri, oltre quindicimila rimandati in patria. Quando lo Zar Samuele vide sfilare l’orrendo corteo degli accecati fu colto da uno shock mortale. La truculenta punizione bizantina e la distruzione del Regno non fermò comunque l’ellenizzazione del paese; il grande monastero di Backovo fu fondato dall’imperatore bizantino Alessio Comneno nel 1083, mentre quello di Rila sorse all’inizio del X secolo, per opera dell’anacoreta S. Giovanni.

Nel 1186 i fratelli Peter Elvan Asen proclamarono un nuovo Regno con una nuova capitale a Veliko Tirnovo, che raggiunse l’apice sotto Ivan Asen II (1218-1241), patrono delle arti e della cultura. Lotte intestine ed invasioni finirono per favorire l’avanzata dei Turchi nei Balcani. Nel 1395 l’ultimo Zar di Bulgaria, Ivan Sisman, era ucciso in battaglia dal Sultano Murad; la Bulgaria diventava provincia turca.

Il risveglio dalla dominazione ottomana cominciò soltanto a partire dal 1870. Non potendo costituire una entità politico-amministrativa, fu creato un Esarcato bulgaro ecclesiastico fra 1870-1872, che promosse il rinnovamento e la diffusione della lingua e cultura bulgara. Nel 1876 scoppiava la prima rivolta antiturca, repressa fra mille atrocità che commossero tutta l’Europa, soprattutto ad opera dei “Pomaki”, bulgari convertiti all’Islam. Nel 1912 la Bulgaria, insieme alla Grecia, la Serbia e il Montenegro dichiarava guerra alla Turchia, finita in un nulla di fatto. Nel 1915 fu a fianco dell’Austria e in qualità di paese sconfitto non ottenne alcun ampliamento territoriale nel Trattato di Neuilly del 1919. Intanto erano cominciati, dopo la rivoluzione russa del 1917, moti popolari contro la monarchia: il re Ferdinando fu costretto ad abdicare in favore del figlio Boris III. Gli avvenimenti si fecero drammatici: un colpo di Stato militare di destra nel 1913 portò all’assassinio del Primo Ministro Stamboliski e alla lotta contro i comunisti; un altro colpo di Stato militare e di estrema destra del gruppo “Zveno” (“anello della catena”) fu organizzato nel 1932 e nella II Guerra mondiale la Bulgaria fu alleata di Hitler con il governo di Bogdan Filov, fautore delle leggi antisemite e di feroci repressioni.

Ma già dal 1941 si organizzavano intanto il Partito del Lavoro e il Fronte Patriottico Comunista (Otacestveni Frons) di Giorgio Dimitrov, che dopo la dichiarazione di guerra della Russia alla Bulgaria nel 1944 e l’insurrezione partigiana, giunsero al governo nel 1945. L’8 settembre del 1946 un referendum popolare dichiarava decaduta la Monarchia per la Repubblica. Il resto è storia del nostro tempo, e ora il governo di questo antico e tormentato paese è tornato nelle mani del Primo Ministro-ex Re Simeone.

La Puglia guarda alla Bulgaria con interesse: al paese balcanico ci lega il ricordo del primo vescovo di Canosa, Stercorio, che partecipò nel 334 al Concilio di Serdica (Sofia); i Bogomili, gli eretici che percorsero nel medioevo anche le strade della Puglia; gli insediamenti rupestri di Veliko Tirnovo e Ruse; le chiese bizantine di Nesebarun, la produzione delle icone, fra cui numerose quelle di S. Nicola, culti di Santi, quali S. Vito, S. Trifone, S. Simeone, ecc., ed oggi il rinnovato avvio del Corridoio n. 8 rappresenta la più grande occasione per conoscere da vicino i popoli della dirimpettaia Balcania, da cui ci separa (o unisce) un brevissimo braccio di mare.

  

  

©2002 Nino Lavermicocca. Articolo apparso su «Paese Nuovo» (quotidiano pugliese allegato a «l'Unità») del 9 novembre 2002, e qui ripresentato con il consenso dell'autore.

  


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