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Oria, chiesa di Santa Maria di Gallana
La
storia della chiesa dedicata alla Madonna di Gallana, in agro di Oria (Brindisi),
unica emergenza sopravvissuta alla definitiva scomparsa del centro abitato
omonimo, è particolare sia dal punto di vista architettonico che da quello
della tradizione popolare. Le curiose origini sono infatti legate a leggende che
provengono da antiche memorie oritane, protagonisti fantomatiche regine e
personaggi appartenenti alle Chanson de geste, con particolare
riferimento alla Chanson de Roland
[1],
che creano
un’attenzione che va al di la del mero studio storico artistico per condurci
nel pieno delle tradizioni che vogliono le chiese fondate da personaggi
illustri.
Studi
ed analisi approfondite condotte da storici locali [2]
e per ultimo da me, hanno consentito di ricostruirne non solo le vicende, ma
anche la posizione particolare che la chiesa occupa nell’ambito del complesso
fenomeno delle chiese a cupole in asse ampiamente testimoniato in Puglia.
Si
tratta di radi frammenti di una storia articolata e complessa che occupa lo
spazio di tempo di cinque secoli, dal IX (data attribuita dallo scrivente
all’edificazione del monumento) al XVI, con ovvi periodi oscuri.
Il
territorio oritano è stato da sempre una zona molto popolata grazie alla
particolare fertilità del suolo, all'abbondanza d'acqua e alla mitezza del
clima. Sono sorti così molti piccoli centri rurali tra i quali anche il casale
di Gallano posto a sud-est di Oria, lungo la vecchia strada che da questa
portava a Latiano, in prossimità di un incrocio tra più vie vicinali. Una di
queste conduce alla chiesa dedicata alla Vergine di Gallana sita nella «contrada Madonna di Gallano»[3]
(fig.
1) tra la Masseria Sciersi e Villa Nina.
Ci troviamo nella zona dell'antico «ager
uritanus», che cominciava a nord del tratto costiero tra S.Pietro in
Bevagna e S. Isidoro e che s'inoltrava sino a raggiungere le foreste di Lecce e
di Brindisi
[4].
La frequenza dei toponimi di origine prediale
e le importanti testimonianze fornite dai numerosi resti di strutture
architettoniche riferibili a ville rustiche e ad un calidarium, rinvenuti in
«contrada Madonna di Gallano» negli anni ’60 del XX secolo, dimostrano la
presenza di un grande insediamento del I secolo a.C.
è
probabile che la nascita del casale sia collegabile al formarsi di nuclei
fortificati lungo i versanti longobardo a nord e greco a sud del cosiddetto
“Limitone dei greci”, su cui molto si è discusso, ma che sembra essere
stato una linea difensiva creata dai bizantini fra la seconda metà del VII e
l'VIII secolo a protezione dell'istmo salentino dalle mire espansionistiche dei
longobardi beneventani in terra d'Otranto. Il toponimo “Limitone dei Greci”
compare esplicitamente nella tavoletta dell’IGM relativa a Torre S. Susanna
[5] (fig.
2) in un tratto che comprende la masseria
Li Turri, presso la quale
sorgeva il casale di Crepacore con la chiesa dedicata a S. Pietro. Le affinità
strutturali della chiesa di S. Maria di Gallana con S. Pietro di Crepacore,
rendono più credibile l'ipotesi della edificazione delle due chiese in
contemporanea o in funzione della costruzione del Limes,
da intendersi come punto strategico per il controllo del territorio.
L’inusuale,
o piuttosto unica, dedicazione alla Madonna di Gallana
deriva dalla trasformazione del nome di una Gens
Gerellana che aveva i suoi possedimenti nell'agro di Oria e più
precisamente nella zona dove, secoli dopo, sarebbe sorta la chiesa con il suo
villaggio. L’unico documento attestato dell'esistenza di questo nome è
relativo a due epigrafi, entrambe dedicate a Gerellanus, rinvenute rispettivamente l’una durante i lavori di
consolidamento all’abside della chiesa, operati dalla Soprintendenza nel 1991
(fig.
3), e l'altra in un luogo imprecisato nei pressi di Francavilla Fontana [6].
La
chiesa si sviluppa longitudinalmente in senso NNE / SSO. è
a pianta rettangolare a navata unica conclusa da un’abside semicircolare e
coperta da due cupole in asse. Un ambiente voltato a botte sul lato destro dell’edificio corrisponde al braccio superstite di un
transetto trasversale, seguito da un corpo di fabbrica a pianta circolare a N/E
(fig.
4).
Sul lato sinistro, il braccio del transetto corrispondente e la navata sono andati perduti in seguito ad un crollo.
Figg. 1-4
Esterni
Una
facciata a doppio spiovente contiene l'attuale ingresso alla chiesa a cui si
accede da una porta con profilo rettangolare sormontata da un architrave
monolitico su cui, una lunetta cieca ci fa comprendere subito che ci troviamo di
fronte ad una aggiunta sei-settecentesca.
La
porta è affiancata da due bancali in tufo
[7].
Sulla destra, una porta di più modeste dimensioni conduce ad un ambiente corrispondente
ad una antica navata (fig.
5).
Il
lato sinistro, monco della navata, attualmente interrato per circa m 1,
comprende porzioni di muratura originaria costituita da conci irregolari e
integrazioni avvenute in seguito al crollo con blocchi in tufo perfettamente
squadrati. Due archi fornivano il collegamento tra la navata centrale e la
navata sinistra (fig.
6). Segue un arco che è quanto rimane del braccio
mancante del transetto (fig.
7). Sul tratto corrispondente al presbiterio,
blocchi di grosse dimensioni chiudono un accesso che conduceva ad un ambiente di
servizio (fig.
8).
Conclude
l'edificio l’abside semicircolare, la cui posizione a N fa pensare ad un
elemento di recupero di una struttura preesistente non destinata al culto
cristiano. La tecnica utilizzata ricorda l'opus listatum in uso sin
dall'età di Adriano, che si diffonde all'inizio del IV sec. d.C. (fig.
9
e
fig.
10)
Nel caso di Gallana, si tratterebbe di una muratura tipicamente bizantina che prevedeva l’uso di un cemento costituito da calce e sabbia e materiale inerte come frammenti di mattoni e ciottoli come descritta dal Mango nella trattazione più generale delle tecniche costruttive bizantine che l’autore paragona a quelle romane di periodo imperiale [8].
Figg. 5-8
Figg. 9-12
Il
corpo di fabbrica annesso
Segue
a N/E il corpo di fabbrica a pianta circolare a cui si è già accennato. Si
tratta di una costruzione a pianta centrale di m 6,85 di diametro, ubicata a N/E
del complesso a m 3,5 di distanza dall'abside (fig.
11
e
fig.
12)
Secondo
le testimonianze raccolte dai locali coloni, che attualmente utilizzano
l’ambiente come abitazione, al tempo dell’acquisto della struttura la quota
del piano di calpestio era più bassa e l’accesso avveniva mediante alcuni
gradini che conducevano ad una quota di circa m 1 sotto il piano di campagna.
Considerando l’icnografia e la
posizione a N/E della chiesa, la sua funzione originaria potrebbe essere stata
quella di battistero
[9].
La chiesa avrebbe ricoperto quindi un
ruolo importante all’interno del territorio rurale, svolgendo il ruolo di
Pieve, più rara nel Sud Italia, dove il vescovo saltuariamente si recava per i
riti di sua pertinenza, e dove il “battistero”
e gli ambienti annessi furono edificati in funzione del rito.
Completamente rivestito all’interno e all’esterno da uno spesso
strato di intonaco che ne impedisce la lettura dei paramenti murari, ha accesso
volto ad Est, ricavato dal prolungamento di una bifora affiancata a destra e
sinistra da sorta di pilastri monchi nella parte inferiore.
Si può quindi ipotizzare che anche le altre due bifore, presenti lungo il perimetro ed oggi cieche, fossero affiancate da simili pilastri così com’è probabile che questi siano stati aggiunti ai lati della bifora ad Est in conseguenza della sua trasformazione in ingresso.
Il
De Giorgi, descrivendo il corpo di fabbrica nel 1914, c’informa che: «…la
luce nella stanza annessa alla chiesa di Gallano era data da quattro
finestre bifore visibili soltanto all'esterno. Gli archetti delle bifore sono di
mattoni messi per taglio. Sotto la bifora volta a sud fu in tempi assai recenti
aperta la porta che oggi mena a quella stanza»
[11].
Alba Medea nel 1939 descrive l’edificio come «….una costruzione
circolare di materiale misto sormontata da cupola sferica e che presenta resti
di archetti oggi coperti dall'intonaco e residui di finestrelle decorate a
mattone; si notano anche dei piccoli rosoni a mattoni di cui due sono
guasti, che decoravano tutt'attorno l'edificio»
[12].
De Giorgi e Medea non ci dicono precisamente quanti fossero i rosoni a
mattoni, di cui oggi ne
rimane visibile solo uno posto sull'ingresso attuale, dove gli altri sono
probabilmente coperti dalle pesanti mani di calce bianca che rivestono
l’edificio. L’uso dei laterizi da cui si ricavano temi decorativi come
croci, oculi ciechi e monogrammi, è largamente diffuso e pone le sue origini
nell’epoca paleocristiana di cui abbiamo degli esempi a S. Stefano Rotondo a
Roma e in seguito, in epoca longobarda, a S. Anastasia a Ponte, che richiamano
temi già noti in chiese greche ed anatoliche
Figg. 13-15
La Ecclesia Baptismalis
Se
fosse possibile attribuire con certezza la funzione di battistero all'edificio a
pianta circolare, ci troveremmo di fronte ad un unico complesso
chiesa-battistero, ossia una ecclesia baptismalis o plebs:
una pieve con funzioni di chiesa battesimale all'interno di una comunità rurale
e matrice rispetto alle altre del distretto. «Si tratta di una forma di
organizzazione del territorio rurale, eccentrica in confronto al capoluogo
diocesano, ma centripeta di fronte alla popolazione sparsa sul largo distretto
rurale»
La
creazione nel contado di luoghi di culto era da attribuirsi sia alla rottura
dell'unità politica del mezzogiorno longobardo sia alla creazione di nuclei
signorili che tendevano verso l'autonomia amministrativa e politica, nonché al
clero insofferente ad accettare una collocazione ben precisa nella diocesi.
Il
problema della collocazione cronologica di Gallana come ecclesia baptismalis
non trova soluzione assoluta data la mancanza di scavi che potrebbero
eventualmente rivelare la presenza della vasca battesimale all’interno
dell’ambiente E.
Nonostante
questa grave lacuna si è sviluppata l’ipotesi secondo la quale lo sviluppo
del villaggio di Gallano fece nascere l'esigenza di un'adeguata assistenza
religiosa che si tradusse, tra il X e l’XI secolo, nell’ampliamento
dell'edificio religioso, fino ad allora mononave, in un complesso
chiesa-battistero con impianto basilicale a tre navate.
è
in questo periodo che Oria fu sede dell’episcopato, trasferito da Brindisi nel
IX-X secolo, a causa delle pressioni saracene iniziate nel secolo precedente, ed
ivi rimasto fino alla fine dell'XI secolo, quando fu ritrasferita alla sede di
partenza
Figg. 16-20
Navata
centrale
La
navata centrale è coperta da due cupole in asse contenute in tiburi di forma
ellittica le cui forme e dimensioni diverse sono giustificate da rimaneggiamenti
di età medievale occorsi alla cupola più vicina all’abside, avvenuti in
epoca imprecisabile (fig.
16).
Si
accede all’unica navata percorribile, lunga m 24,42 e larga m 6,8, attraverso
quattro gradini che conducono ad una quota di m 1,00 sotto il piano stradale. La
navata si divide in due sezioni dove la prima corrisponde ad uno spazio voltato
a botte di forma quadrangolare, e la seconda è quella coperta dalle due cupole
(fig.
17,
fig.
18
e
fig.
19)
Ho
già accennato ad alcuni dissesti avvenuti in epoca imprecisata che causarono il
crollo della cupola più vicina all’abside. Il crollo interessò la calotta
della cupola e la parte superiore del tiburio.
I
dissesti descritti furono così risolti: esternamente fu utilizzato il tiburio
originale come base per costruirne uno nuovo di diametro leggermente inferiore e
di m 1,00 d’altezza e la calotta della cupola ricostruita.
L’intervento
mirava a creare una struttura più leggera giacché doveva insistere su una base
preesistente e precedentemente minata dal dissesto. A tal fine nella muratura
vennero inseriti filari di laterizi a guisa di meridiani inscritti in una
circonferenza e un certo numero di tubi fittili secondo uno schema costruttivo
già in uso in età romana
Le
fasi di edificazione
Tra
tutti gli studiosi, che nel tempo si sono occupati della chiesa, solo alcuni
hanno tentato di stabilirne le fasi costruttive per le quali sono state
prospettate diverse soluzioni che si sono poi rivelate imprecise dopo gli studi
condotti direttamente dal sottoscritto con l’aiuto del geometra
Giuseppe Mele,
coautore insieme al sottoscritto della monografia dedicata al monumento, sulle
strutture che compongono la chiesa e da cui è emersa una nuova scansione in sei
fasi di edificazione
Figg. 21-25
Affreschi
Le pareti interne della chiesa sono ornate da quanto rimane di un
“ciclo pittorico mariano” come
due rappresentazioni della Annunciazione (fig.
21), una Dormitio Virginis (fig.
22),
una Deposizione
(fig.
23
e
fig.
24), un
teoria di santi nel catino absidale e una Deesis
nella calotta absidale
(fig.
25). Tutte le figure, purtroppo, sono state
deturpate dai colpi di martello, inferti per aumentare la superficie di contatto
e favorire l’aderenza di successivi strati d’intonaco, che coprivano tutte
le superfici dipinte fino al momento del restauro curato dalla Soprintendenza
nel 1991 che comunque hanno permesso il salvataggio dei temi elencati
NOTE
1
Dalfino G. - Mele G., Santa Maria di Gallana in Agro di Oria. Storia e Architettura, Bari 2005. p. 29.
2 Mattarelli
Pagano M., Raccolta di notizie patrie dell'antica città di Oria
nella Messapia 1729 (a cura di E. Travaglini), Oria 1976, pp. 111-112; Albanese D.,
Historia della antica città di Oria della provincia di Terra d'Otranto
raccolta da molti antichi e moderni geografi et historici dal filosofo et
medico Domenico Albanese della stessa città nella quale anco si descrive
l'origine di molti luoghi spettanti alla sua diocesi copiata dal fu
sacerdote D. Pasquale De Nitto l'anno
4
Uggeri
G., Notiziario Topografico Salentino. Contributi per
6 C. I. L. IX, 224. Maruggi
G.A., Oria (Brindisi). Madonna di Gallano, in: «Notiziario delle attività di tutela (giugno 1990-maggio 1991). Taras»,
XI (1991), n. 2, pp. 288-289. Ulteriori
iscrizioni rinvenute nella zona di Oria e Brindisi riportano il nome Gerellanus
e stabilendo definitivamente il ruolo che nel territorio ebbe
7 Volgarmente chiamati pisuli, occupano una posizione insolita. Questi, infatti, sono elementi peculiari delle case coloniche posti all'esterno delle stesse.
8
L
'origine di questo tipo di tessitura muraria è tardoantica e poi ereditata
dall'architettura bizantina del periodo definito dal Mango "costantinopolitano".
Mango C., Architettura Bizantina, Milano 1989, pp. 7-
9 Vedi posizione del battistero del complesso chiesa - battistero - sepolcreto ad Altamura in località Belmonte. Iorio R., Presenze Bizantine-Longobarde a Belmonte, in «Altamura. Bollettino dell'Archivio - Biblioteca - Museo civico», Altamura 1977-1978, pp. 47-81.
10 L’opera fondamentale a proposito dei Martyria è quella di Grabar A., Martyrium I, Parigi 1946; vedi anche Testini P., Archeologia cristiana. Nozioni generali dalle origini alla fine del sec.VI. 1980, pp. 607 s., a cui si rimanda per la bibliografia.
11 De Giorgi C., S.Maria di Gallana in territorio di Oria, in «Rivista storica salentina», VIII (1914), pp. 173-184.
[12
Medea A., Gli affreschi delle cripte eremitiche pugliesi,
Roma 1939, p. 244.
13 Enciclopedia Cattolica, s.v. “Pieve”, s.d., p. 146. Il termine “pieve” è adoperato dalla chiesa romana ufficialmente nell’826, ma già in uso un secolo prima, cfr. Violante C., Le strutture organizzative della cura d’anime nelle campagne dell’Italia centro-settentrionale (sec. V-X), in Cristianizzazione e organizzazione ecclesiastica delle campagne nell’alto medioevo: espansione e resistenze, Atti della XXVII Settimana di Studio del C.I.S.A.M., Spoleto 1982, pp. 983-997.
14 Fonseca C.D., Particolarismo istituzionale e organizzazione ecclesiastica del Mezzogiorno medioevale, Galatina 1987, pp. 33-35; p. 82.
15 Italia Pontificia sive repertorium privilegiorum et litterarum a romanis pontificibus ante annum MCLXXXXVIII. Italiae. Ecclesiis monasteriis civitatibus singulisque personis concessorum. Subente societate gottingensi congessit PAULUS FRIDOLINUS KEHR, vol. IX. Samnium-Apulia-Lucania, edidit WALTHERUS HOLZMANN, MCMXII, pp. 383-84. Il primo documento che nomina esplicitamente la sede episcopale di Oria risale al 785, anno in cui il Papa Adriano I scrisse all'Imperatrice di Costantinopoli Irene una lettera con la quale la invitava a desistere dalla politica di distacco delle chiese dell'Italia meridionale dalla curia romana. Cfr. Gallone, La chiesa oritana tra bizantini e normanni (Dalle origini al secolo XII), Oria s.d., p. 10.
16 è proprio l’aver evidenziato questo particolare architettonico che accomuna S. Maria di Gallana e S. Pietro Crepacore che ha permesso alla Bertelli di ritenere le due chiese “elementi di passaggio” diverse da quegli edifici databili tra il V e l'VIII secolo dove invece l’inserimento di trombe angolari è nettamente percettibile. Cfr. Bertelli, Cultura longobarda cit., pp. 48-49.
17
Per uno studio delle cupole e per l’uso dei tubi fittili nelle cupole
nell’architettura bizantina e romana vedi Adam
J.-P., L’arte di
costruire presso i romani. Materiali e tecniche, Milano 1984, pp.
194-205; Venditti A., Architettura
bizantina nell’Italia meridionale,Campania-Calabria-Lucania, Napoli
1967, pp. 57-63 e bibliografia precedente; Mango,
Architettura Bizantina
cit., pp. 11-12. La soluzione utilizzata nella costruzione
di questa cupola è ben nota in area campana, romana e umbra rispettivamente
nel Battistero, datato genericamente all’epoca paleocristiana, di S. Maria
Maggiore a Nocera superiore e nel Mausoleo di S. Costanza a Roma e S Angelo
a Perugia (sec. V). Cfr. Testini,
Archeologia cristiana cit., pp. 656-
©2007 Giuseppe Dalfino.