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di Jan Erik Holst

    

La storia e le modalità con cui si è sviluppata la cinematografia norvegese sono il prodotto di molti fattori. La Norvegia è una nazione relativamente giovane che ha conquistato la sua indipendenza nel 1905 dopo 90 anni di unione con la Svezia e quasi 500 come colonia della Danimarca. Questo retaggio storico ne ha plasmato la società, la cultura e, di conseguenza il concetto di cinema: poche parole chiave come decentramento, autodeterminazione e sviluppo nazionale, occupano da sempre un posto centrale. A partire dal 1880 la vita culturale norvegese vide una fioritura di natura nazionalromantica che, sviluppatasi prima nella pittura e nella letteratura, influenzò in un secondo tempo la cinematografia, in particolare negli anni venti quando opere di celebri poeti e scrittori nazionali come Bjørnstjerne, Biørnson e Kurt Hamsun divennero spesso soggetti di film.

L'attività e la gestione delle sale cinematografiche iniziò in Norvegia come anche nel resto d'Europa, a cavallo fra la fine dell'800 e l'inizio del '900. Ma al contrario dell'Europa, le obiezioni di carattere morale contro il diffondersi di questo nuovo mezzo di comunicazione, furono in Norvegia particolarmente forti e tangibili. Per questo motivo, e anche per cause di natura economica, in Norvegia fu approvata già nel 1913 una legge che sanciva il diritto dei Comuni di dare in concessione la gestione delle sale cinematografiche: in questo modo si aggiungeva un nuovo elemento di controllo, oltre a quello già esistente della censura di stato. Che per motivi economici i Comuni dessero a se stessi questa concessione, rappresenta in se un tipico esempio norvegese di doppia morale, analoga a quella che vediamo tuttora nella politica sull'alcool e sul tabacco. La gestione comunale delle sale cinematografiche fu un fenomeno sui generis norvegese che se da un lato favorì e promosse l'attività culturale a livello comunale, dall'altro pose un freno alla vitalità del mondo del cinema poiché i guadagni derivati dalla gestione delle sale cinematografiche rimanevano quasi interamente nelle mani dei Comuni.

Per questi motivi la cinematografia norvegese degli anni Venti e Trenta fu più debole sia per il numero di film che dal punto vi vista artistico di quella danese e svedese dello stesso periodo. La produzione di film venne lasciata a case di produzione minori e private che, a differenza di altri paesi, non potevano contare sul supporto di forti catene di sale cinematografiche. I Comuni si resero presto conto dell'aspetto negativo della politica culturale di allora e diedero vita alla casa di produzione Norsk Film A/S che, fondata nel 1932, ebbe grande importanza per la realizzazione dei film socialrealistici girati negli anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale, dove la figura di primo piano fu senza dubbio quella del regista Tancred Ibsen (nipote di Henrik Ibsen). Dopo la Seconda Guerra Mondiale lo Stato cominciò a finanziare e a promuovere in prima persona la produzione di film. La Norvegia fu il primo paese a godere di una risoluzione del parlamento che sanciva la partecipazione economica dello Stato alla produzione cinematografica nazionale (1950). 

Con la Norsk Film A/S in testa e numerose altre case di produzione private che godevano di un sistema combinato di incentivi e di garanzie economiche, la produzione cinematografica decollò. Generi come la commedia e il giallo, adattamenti cinematografici da opere letterarie, film per bambini e ambiziose produzioni artistiche si svilupparono raggiungendo una produzione annuale di 8-10 film. Un particolare sistema fiscale rese anche possibile produrre cortometraggi da proiettare nelle sale. Registi del calibro di Edith Calmar, Nils R. Müller e Arne Skouen fecero conoscere il cinema norvegese nel mondo. Un genere particolare di film fu quello rappresentato dalle pellicole che si rifacevano al periodo dell'occupazione e i cui soggetti prendevano spunto dalla Seconda Guerra Mondiale. In tutto si annoverano 23 lungometraggi di questo genere.

Il 1968 è un anno importante a livello mondiale. In Norvegia segnò un'importante ripartizioni di competenze tra i Comuni e lo Stato per quanto riguardava la cinematografia e determinò l'inizio di una nuova ondata di giovani registi radicali, tra cui spiccano molti nomi al femminile come Anja Breien e Vibeke Løkkeberg.

   

I film di questo genere, caratterizzati da una forte componente radicale e da una chiara consapevolezza sociale, continuarono fino al 1985. Se queste pellicole hanno spesso riscosso grande attenzione nei festival internazionali e all'estero, in Norvegia hanno avuto una scarsa affluenza di pubblico. Il divario tra film di intrattenimento più popolari e commedie da un lato e di film ambiziosi dal punto di vista artistico dall'altro si fece più grande.

Un nuovo cambio di rotta si ebbe nel 1985, anno in cui la richiesta di guadagno da parte dei privati unita alle detrazioni fiscali concesse a chi investa in campo cinematografico pose le basi per una produzione norvegese di film moderna e più internazionale. Si costituirono fondi nordici ed europei per favorire la coproduzione e videro la luce iniziative di collaborazione che ebbero come riflesso un accresciuto interesse e maggiori investimenti e sforzi per la produzione nazionale di film. 

Nel 1994 fu costituito un fondo per la televisione che ha contribuito ad aumentare notevolmente il numero di film. Sono comparsi sulla scena nuovi registi e scrittori che hanno saputo creare un modo di fare cinema fresco e spigliato che, ancorato alla realtà norvegese, è carico di improvvisazione e gioia narrativa e si differenzia molto dalla tradizionale e prevedibile drammaturgia americana. Registi come Ben Hamer (Eggs), Marius Holst (Ti kniver i hjertet - Dieci coltelli nel cuore) e Pål Sletaune (Budbringeren - Posta celere) appartengono a questa nuova generazione.

Le sfide che attendono la cinematografia norvegese negli anni a venire stanno nella capacità di mantenere la popolarità dei generi tradizionalmente più amati dal pubblico e al contempo di riuscire ad aumentare la produzione di film più artisticamente impegnati accrescendo così l'interesse generale per il film norvegese in Norvegia.

In effetti molti sono i film che hanno preso parte a festival internazionali di spicco e che hanno ottenuto premi e riconoscimenti. Possiamo contare inoltre su una felice collaborazione con istituzioni culturali e ambasciate per la presentazione dei film norvegesi all'estero. Nell'arco degli ultimi anni i film norvegesi sono stati mostrati a New York, Londra, Parigi, in Asia, in America Latina. 

Cos'è allora il tipico film norvegese? Alcuni direbbero che sono paragonabili a quelli finlandesi: tanti boschi e pochi dialoghi. Sotto questo punto di vista la natura gioca indiscutibilmente un ruolo di grande importanza nei film norvegesi.

La natura è in sé un elemento drammatico e quella norvegese rappresenta uno dei nostri punti di forza più visibili e distintivi. Secondo alcuni critici stranieri, noi usiamo la natura come se fosse un elemento stesso della trama. Come si è già accennato prima, anche la letteratura occupa un posto importante nella cinematografia norvegese. Accanto alla loro produzione, la distribuzione di questi film nelle scuole è stato ed è un importante momento di questo investimento. Attualmente le autorità norvegesi promuovono la realizzazione di film per bambini attraverso particolari iniziative e incentivi.

Il film legato alla situazione contingente e allo spirito del suo tempo è da sempre presente nella produzione cinematografica norvegese: si passa dai film radicali degli anni Trenta incentrati sulle classi lavoratrici alle satire sociali degli anni Cinquanta e Sessanta al socialrealismo radicale e artistico degli anni Settanta per finire con i film giovani, frizzanti e ironici degli anni Novanta.

A mio avviso l'elemento che accomuna questi tre generi principali è la loro subordinazione a un universo morale. In altre parole, i contenuti di questi film vertono su un tema, su una forma di idea, di credo, che rendono il film strumento e parte di un maggiore contesto sociale. Il film isolato "da camera" o quello filosoficamente disancorato dalla realtà sono rari in Norvegia. Chissà, forse saranno proprio queste tendenze del nuovo millennio.

 

DUE FILM SUL MEDIOEVO

L'occhio del Troll (Trollsyn)
di Ola Solum, 1994, 35mm, 85'

Il film si basa su una leggenda che risale al 1350 circa. Gli abitanti della remota valle dello Justedal cercano di vivere isolati per evitare la peste. La piccola Maren viene mandata in montagna per badare alle pecore durante un matrimonio, mentre suo padre parte per il Nord. Durante il matrimonio la peste fa la sua comparsa e quando dopo alcuni giorni Maren torna alla fattoria sono tutti morti. Per tutta l'estate la bimba vive sola fino a che non è trovata da cinque uomini che la portano via con loro dopo aver scoperto che Maren è una chiaroveggente. Un giorno il padre della bambina torna a casa...

Ola Solum, Oslo, 1943. Il suo debutto è avvenuto nel 1967 come coregista nel film Solo una vita, la storia di Fridjof Nansen. In seguito ha diretto numerosi lungometraggi raggiungendo la notorietà con due film dedicati ai bambini: Viaggio verso la stella di Natale (Reisen til julestjernen, 1976) e Valemon il re orso (Kvitebjørn Kong valemon, 1991). Il suo film più acclamato è Il cerchio di Orione (Orions belte, 1985).

LA SCHEDA COMPLETA DEL FILM

 

Kristin figlia di Lavran (Kristin Lavransdatter)
di Liv Ullmann, 1995; 35mm; 140’

Inizi del XIV secolo nella valle di Gudbransdal, in Norvegia. Kristin è cresciuta nella fedeltà al nome e all’onore della famiglia. Accetta senza discutere che il padre, Lavran, la prometta in sposa a Simn Darre, figlio di un altro proprietario terriero. Un incidente rende storpia la sorella di Kristin, e Kristin stessa rimane vittima di un tentativo di stupro. La ragazza convince i suoi che la scelta giusta per lei in quel momento sia di entrare in un convento e lì, lontana dalla famiglia, Kristin si confronterà con la passione per un cavaliere, Erlend Nikulausson. Ne nascerà un’unione fondata su esperienze dolorose.

Liv Ullmann è nata in Giappone da genitori norvegesi,e ha vissuto in Canada e a New York prima di tornare in Norvegia.la sua celebrità è legata principalmente ai ruoli da lei interpretati nei film di Ingmar Bergman. In seguito ha lavorato per produzioni internazionali, oltre ad aver scritto due bestseller e aver dedicato molto tempo all’UNICEF. Ha avuto successo nell’esordio di regista col film Sofie.

LA SCHEDA COMPLETA DEL FILM


  

  

© Jan Erik Holst, direttore del Dipartimento Produzione e Relazioni Internazionali, Istituto del Cinema Norvegese. L'articolo  - in una pagina attualmente non più reperibile - è apparso nel sito Genova film festival.

  


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