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Calatabiano, Chiesa del SS.Crocifisso
I tappa: l'insediamento medievale di Calatabiano.
L'antico abitato sorge su di una collina che sovrasta l'attuale paese di origini settecentesche. Il castello venne eretto probabilmente in epoca normanna. Il nucleo centrale del complesso è rappresentato da un imponente mastio a pianta rettangolare con due torri semicircolari all'estremità dei lati corti. Si ritiene che solo durante il XVI secolo il resto della sommità della collina venisse occupato da un prolungamento delle fortificazioni, che contenevano e ancora contengono edifici e stabili, costruiti per volontà dei Cruyllas. Immediatamente al di sotto del castello è possibile ammirare i congrui resti dell'abitato medievale, con, ancora integre, le chiese del SS. Crocifisso e della Madonna del Carmelo.
Francavilla, panoramica
II tappa: Francavilla di Sicilia.
Il paese reca un toponimo dall'incerta etimologia. La tradizione vuole che le origini dell'abitato risalgano all'VIII/IX secolo d.C., quando un gruppo di Franchi si stabilì in questi luoghi, fondando il nucleo originario di Francavilla. Un'ipotesi più probabile vorrebbe invece il paese quale luogo franco dal pagamento delle tasse di dogana. L'attrazione principale del paese è costituita dai grandi ruderi del castello, edificato sulla sommità di un colle, prossimo al paese. Dalla pianta stretta ed allungata, la fortezza nasconde la sua reale origine: infatti risulta ancora oggi difficile datare esattamente il corpo di fabbrica, che orientativamente si vuole porre tra il XIII/XIV secolo d.C. Il grande rammarico risiede nel fatto stesso che al momento l'acceso ai ruderi del castello non è agevole, avvenendo attraverso un sentiero stretto e poco praticabile.
Castiglione e la rocca del castello
III tappa: Castiglione di Sicilia.
A meridione di Francavilla giace l'abitato di Castiglione. Esso si sviluppa lungo il crinale di una collina, la cui sommità presenta una rocca a due punte. L'etimologia del toponimo proviene, tra le tante ipotesi, probabilmente dal latino "castrum leonis", ovvero il nome del luogo è legato alla presenza, fin da tempi antichi, di una fortezza, di dimensioni non indifferenti, presente sulla sommità del colle. In effetti Castiglione possiede ben due antiche fortificazioni: la prima occupa la parte settentrionale della rocca. Essa è di grandi dimensioni, già adibita ad abitazione signorile durante il XIV secolo d.C. Solo una porzione dell'intero complesso conserva un'origine normanna: si tratta, infatti, dei presunti resti di una torre, esistenti sulla sommità dell'edificio signorile. La porzione meridionale della rocca presenta un grande dado marnoso, sul quale è edificata una fortificazione dalle incerte origini, il cui nucleo, per tecnica edilizia, potrebbe farsi risalire ad epoca bizantina.
Un terzo complesso fortificato esiste circa ad oriente del paese, ed è rappresentato dalla torre circolare, con base a scarpa, detta "del Cannizzo". L'edificio, da poco restaurato, è databile intorno al XIV/XV secolo e un tempo faceva parte di un complesso fortificato molto più grande, i cui cospicui ruderi si possono osservare nelle immediate vicinanze.
In fondo alla valle, sempre all'interno del territorio comunale di Castiglione, si possono ammirare le forme bizantine di una chiesetta a pianta basilicale, edificata in onore di S. Domenica, databile intorno al VII/VIII secolo d.C. Si tratta di un altro dei numerosi esempi di edifici di culto bizantini esistenti nella valle dell'Alcantara, testimonianti l'estesa frequentazione umana di tali luoghi durante i secoli alto medievali.
IV tappa: il monastero/fortezza di S. Salvatore della Placa.
Poco ad ovest di Francavilla, lungo la strada che porta a Novara di Sicilia, esiste un'alta rupe calcarenitica, che ospita sulla sommità uno dei rari esempi, se non l'unico, siciliani di monastero/fortezza. L'accesso diretto al sito non è agevole a causa di un sentiero in terra battuta ben poco praticabile. Le origini del monastero risalgono ad epoca bizantina: il luogo infatti doveva ospitare, tra il VII e l'VIII sec. d.C. una chiesetta, i cui resti sono scomparsi e forse inglobati nei successivi rifacimenti di epoca normanna. Il luogo a più riprese ospitò anche piccole guarnigioni militari (XII/XIV sec.) e fu, ovviamente, abitato da monaci, finché, dopo il terremoto del 1696, essi abbandonarono il sito, per fondare un nuovo monastero nei pressi di Francavilla.
V tappa: Malvagna.
Il paese sorge lungo il crinale e sulla sommità di una collina. Conserva tutti i tratti di un abitato seicentesco. L'abbandono progressivo degli abitanti ha protetto il piccolo paese dal galoppante abusivismo. Sulla sommità del colle sorge un monastero del XVII secolo dedicato a S. Giuseppe. Forse nelle immediate vicinanze doveva sorgere una fortezza, la cui presenza è testimoniata solo dalla piazza "Castello", antistante il comune. A valle dell'abitato sorge, in mezzo la campagna, una chiesetta triabsidata, detta trichora, bizantina, databile al VII/VIII sec. d.C., di recente restaurata.
Roccella Valdemone
VI tappa: Roccella Valdemone.
Il piccolo abitato è tra i più suggestivi di Sicilia. Si stende tra due rocche, che chiudono il paese a nord e a sud. Fonti storiche (V. Amico) ricordano dell'esistenza, presso la rocca piccola (quella meridionali) di un castello, gia rovinato dopo il terremoto del 1696 e successivamente crollato. Adesso nulla rimane dell'edificio fortificato , se non un grande belvedere, che si affaccia sulla valle circostante, profonda e suggestiva. Le origini dell'abitato si legano probabilmente alla presenza, in epoca normanna, di un monastero adesso scomparso, ma che un tempo doveva essere in correlazione con la fortezza, della quale si sconosce la datazione dell'impianto originario.
Roccella Valdemone conserva lo status di abitato seicentesco; anche qui, come Malvagna, la migrazione verso la costa delle nuove generazioni ha permesso che il comune poco venisse intaccato dall'abusivismo edilizio.
Randazzo
VII tappa: Randazzo.
Per pagine e pagine si potrebbe parlare di Randazzo e della sua storia. Anche limitandosi ai monumenti medievali l'impresa si presenta non indifferente.
Si ricordino le mura urbiche, edificate da Federico II, con sette torri, delle quali bene si conserva la più imponente, definita impropriamente castello ed utilizzata, secondo la tradizione, quale abitazione dall'imperatore, durante le sue battute di caccia. Si ricordi che nei pressi del centro urbano si conservano ancora, seppur miseri, i resti della reggia normanna. L'importanza del paese è stata compresa da ogni dominazione presente nell'isola e i normanni probabilmente ne fecero un centro nodale di quei traffici commerciali che dalla costa procedevano verso l'interno, attraverso quell'importantissima via di comunicazione fluviale, rappresentata dal fiume Alcantara.
Non è possibile dimenticare il duomo, edificio ecclesiastico imponente e maestoso, quasi esempio di "ecclesia munita", edificato tra il XIII e XIV secolo d.C. All'interno si conserva un'icona bizantineggiante della Madonna detta del Pilieri, secondo una leggenda risalente ad epoca bizantina: durante la conquista araba alcuni abitanti di Randazzo si rifugiarono in una grotta, recando con loro un'icona della Madonna. Vi accesero un lume e dopo richiusero l'ingresso. Dopo il conquisto normanno sembra che venisse fortuitamente riscoperta la grotta e che miracolosamente il lume fosse ancora accesso, nonostante fossero trascorsi quasi due secoli. In realtà l'attuale icona sembra potersi datare intorno al XIII secolo.
© 2003-2006 Giuseppe Tropea e Archeoambiente (dal cui sito è tratto l'articolo, qui ripubblicato con il consenso dell'autore).